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    Ticino Storia

    L'antichità e il medioevo

    Nell'antichità le terre dell'attuale ticino erano abitate da popolazioni celtiche: i Leponzi. La regione venne annessa allo Impero Romano relativamente tardi, probabilmente all'inizio del Principato. Secondo una teoria le terre alpine, in epoca romana, erano inserite amministrativamente nella Rezia e non nella Regio Transpadana. Soltanto in età goto-bizantina Milano, ormai divenuta il centro della prefettura d’Italia, avrebbe esteso il proprio territorio verso settentrione, giungendo a comprendere - oltre all'attuale Sottoceneri - anche il Sopraceneri.

    Nel Medioevo l'area dell'attuale Canton Ticino seguì in ogni caso le vicende della vicina Lombardia con le invasioni degli ostrogoti, dei longobardi e poi dei franchi. Divenne all'incirca dopo il 1100 il teatro delle guerre fra i potenti Comuni vicini di Como e Milano. Essa fu definitivamente conquistata alla metà del XIV secolo dai Duchi di Milano, all'epoca i Visconti, che furono poi seguiti dagli Sforza.

    L'arrivo degli svizzeri

    Nel frattempo, tuttavia, lungo tutto il corso del XV secolo i confederati svizzeri si erano lanciati alla conquista delle valli a sud delle alpi in tre campagne successive. Il Canton Uri conquistò definitivamente la Val Leventina già nel 1440, dopo che, tra il 1403 e il 1422, alcune di queste terre, già annesse con la forza da Uri, erano state perse.

    Successivamente gli svizzeri approfittarono delle invasioni degli stranieri che presero avvio in Italia a partire dal 1494. Infatti, in una seconda campagna nel 1500 Uri, Canton Svitto e Canton Nidvaldo ottennero la città di Bellinzona e la Riviera, anch'esse peraltro già occupate da Uri nel 1419 ma perse nel 1422. Chiamati dagli Stati italiani, nel 1512, per scacciare il re francese Luigi XII, le truppe dell'intera Confederazione rimisero alla testa del ducato di Milano Massimiliano Sforza, che divenne in sostanza un fantoccio degli Svizzeri. Questi ultimi furono ricompensati con l'estensione del controllo militare svizzero non soltanto sugli attuali distretti di Lugano e Mendrisio, ma ben oltre i Confini attuali. Nell'attuale provincia di Varese erano in effetti svizzere la Val Travaglia e Val Cuvio, in cima al lago di Como la terra detta delle Tre Pievi e infine pure parte della Val d'Ossola. Ben presto la situazione tuttavia mutò e nel 1515 il confine fu portato alla sua posizione attuale dopo la sconfitta patita dagli elvetici presso Melegnano, all'epoca detta Marignano, ad opera di Francesco I, il nuovo sovrano francese, che calò nuovamente in Italia stregato dal sogno che già aveva attratto nella Penisola i suoi predecessori.

    La dominazione svizzera

    Con l'anno 1515 prese dunque avvio il periodo detto della dominazione svizzera. I territori che nel 1803 avrebbero costituito il Cantone Ticino erano suddivisi in otto baliaggi, in linea di massima corrispondenti agli attuali distretti. I baliaggi cisalpini non appartenevano però tutti ai tredici Cantoni, che formavano allora la Confederazione Elvetica. Infatti, mentre la Leventina dipendeva solamente da Uri, gli odierni distretti di Blenio, Riviera e Bellinzona erano baliaggi, oltre che di Uri, anche di Svitto e del semicantone di Nidwalden, mentre il restante territorio ticinese era spartito in quattro baliaggi comuni ai dodici cantoni, i cosidetti Baliaggi Ultramontani o Ennetbergische Vogteien.

    Tale periodo storico sarà caratterizzato dagli abusi giudiziari, dall’inefficienza, dalle disfunzioni organizzative, ma tutto ciò risulterà ampiamente compensato, oltre che da un regime fiscale moderato e dall’esenzione da qualsiasi obbligo militare, dall’appartenenza ad uno Stato neutrale in un’Europa lacerata da continue guerre. Questa felice marginalizzazione si rifletterà nell’assenza di grandi eventi storici. Degni di menzione, in questo breve sunto, sono comunque due episodi:

    I.il formarsi di una comunità riformata a Locarno attorno al 1550, seguita dall’espulsione di 55 famiglie il 3 marzo 1555 in base ad una decisione che la Dieta dei Cantoni Svizzeri dell’anno precedente aveva rimesso all’arbitrato di due cantoni di religione mista (Appenzello e Glarona). Questi ultimi avevano difatti deciso che i Locarnesi, che avevano aderito alla nuova confessione, avrebbero dovuto tornare all’antica fede, oppure espatriare;

    II.la rivolta della Leventina nel 1755, legata a una lunga serie di attacchi alle prerogative della Valle conservate nelle sue secolari istituzioni e consuetudini. Al momento della conquista gli Svizzeri si erano impegnati a rispettare le leggi e consuetudini preesistenti, anzi ne avevano imposto l’osservanza ai balivi da loro inviati, salva tuttavia la possibilità per i Cantoni svizzeri di modificarle successivamente. Fu proprio uno di questi tentativi di modifica a scatenare la rivolta. L’insurrezione si concluse senza violenze, ma con la condanna a morte dei tre principali arrestati, con la revoca di molti diritti di cui la Valle godeva, e, in particolare, con la completa riforma degli statuti della valle.

    L'indipendenza del Cantone

    Durante il periodo della Repubblica Elvetica, per decisione di Napoleone Bonaparte i baliaggi vennero riuniti a formare, nel 1798, due diversi Cantoni: Bellinzona e Lugano; nel 1803 questi vennero definitivamente unificati in un nuovo soggetto, il cui nome venne ideato riprendendo il nome del fiume più importante del territorio: il Ticino, appunto, secondo il modello della denominazione dei dipartimenti francesi adottata Oltralpe dopo la Rivoluzione del 1789.

    Nonostante il nuovo cantone venisse dichiarato, fin dal 1803, stato membro della confederazione a pieno titolo, la Francia continuò a gestirne ampiamente gli affari, arrivando fino ad annettere de facto i distretti meridionali di Muggio e Mendrisio alla Repubblica Cisalpina, seppure per un brevissimo periodo.

    La capitale venne posta a Bellinzona, ma Lugano non accettò questa risoluzione. Il problema fu risolto con la Costituzione del 1814, la quale stabilì che le tre città principali, Bellinzona, Lugano e Locarno, si alternassero a turni di sei anni come capitali del cantone . Questa alternanza durò fino al 1878 quando Bellinzona divenne la capitale unica e permanente.

    La prima fase di vita del Cantone - durante l'epoca napoleonica - fu caratterizzata da un regime liberale filo-francese.

    Dalla Restaurazione ad oggi

    La caduta del Bonaparte fu seguita dalla ripresa di vigore delle monarchie assolute, anche in Svizzera e in Ticino si assistette dunque al ritorno dei vecchi governi aristocratici e al rafforzamento del potere dell’ Esecutivo a scapito dei Parlamenti Cantonali con le cariche politiche riservate oltretutto ad una ristretta cerchia di cittadini abbienti.

    In Ticino furono elaborati vari progetti costituzionali, il primo respinto dalla Dieta federale perché ritenuto troppo democratico, i successivi rapidamente abortiti anche a causa di sommovimenti di popolo, tanto che, nel dicembre 1814, al Ticino dovette essere imposta una Carta Fondamentale.

    Il 3 marzo 1815 entrava così in funzione il primo esecutivo cantonale detto Consiglio di Stato. Esso era composto di 11 membri eletti per sei anni dal Gran Consiglio, organo di cui i Ministri cantonali continuavano a far parte.

    Anche se gli anni 1815-1830 furono caratterizzati dal tentativo di singoli personaggi, in primis il famoso Landamano Giovanbattista Quadri, di governare sostanzialmente in modo autoritario, il governo fu sempre assicurato da un collegio.

    Che il Landamano non godesse di un potere incontrastato, rispetto agli altri membri del Consiglio di Stato, è dimostrato proprio dalle gravi tensioni, anche nel seno stesso dell’Esecutivo, create dalle aspirazioni del Quadri

    Nel periodo del cosiddetto "Regime del Quadri, per circa 15 anni il Cantone e l’intera Svizzera ritrovarono, comunque, una relativa quiete, seppur sotto la tutela dell’Impero Austriaco.

    Il XIX secolo fino al 1890 fu tuttavia caratterizzato dalle continue lotte con vari capovolgimenti fra liberali e conservatori, anche se la Costituzione del 1830 è rimasta formalmente in vigore fino al 1997.

    Durante tutto l'Ottocento il Cantone soffrì di una grave arretratezza economica che si espresse in una forte emigrazione non soltanto verso i Paesi europei ma anche Oltreoceano.

    Solo con l'affermarsi del turismo e di una prima industrializzazione ad inizio '900, la situazione cominciò a mutare, ma, soprattutto, è stato nella seconda metà del XX secolo che il Cantone si è vieppiù affermato come importante piazza finanziaria e di servizi, in particolare con riferimento alla vicina Italia. La fondazione nel 1996 dell'Università della Svizzera italiana ha rappresentato il coronamento di tale crescita economica e culturale del Paese.

    Ticino terra di esilio

    Il Canton Ticino fu terra di esuli politici, da Carlo Cattaneo a Bakunin; questo triangolo di terra incuneato nell'insubria ospitò durante il periodo tra le due guerre mondiali molti esuli antifascisti. Negli anni '70 alcuni gruppi extraparlamentari ticinesi come il Movimento Giovanile Progressista-Lotta di Classe, Organizzazione Anarchica Ticinese e Vinceremo! svilupparono una rete di sostegno attivo e verbale nei confronti dei militanti di estrema sinistra italiani. Tale sostegno permise la creazione di una rete di accoglienza e collaborazione militare specializzata nei furti di armi nei depositi militari dell'esercito svizzero. L'attività di appoggio sovversivo portò in Ticino numerosi esponenti della lotta armata italiana, tra i quali Valerio Morucci e Enzo Fontana. Le attività si spensero già agli inizi degli anni Settanta con l'arresto di Gianluigi Galli di Lotta di Classe, dopo esser stato accusato di favoreggiamento per l'entrata illegale di quattro sovversivi appartenenti al gruppo del Gatto Selvaggio della movenza dell'autonomia.









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